La Val di Cembra – con i suoi declivi coltivati a vigneto, i laghi, i boschi e i paesini caratteristici – offre innumerevoli scorci ricchi di fascino. Ma ce n’è uno, più d’altri, che colpisce per la sua singolarità: le piramidi di Segonzano.
In dialetto si chiamano oméni (ometti) per via della loro forma. Sono strutture di terra che possono raggiungere i venti metri di altezza. Le più curiose sono di forma conica, sormontate da un masso di dimensioni e peso considerevoli (fino a 100 quintali!). Altre hanno la sommità appuntita (priva di masso) e altre ancora sono costituite da una lama di terreno seghettato e affilato.
Ma come si sono generate queste singolari colonne di terra?
Ghiaccio e acqua: così nascono le piramidi di Segonzano
Nel corso dei millenni la Val di Cembra, così come tutto l’arco alpino, è stata interessata da importanti fenomeni geologici che hanno definito la morfologia del territorio. Nel periodo Quaternario i ghiacciai del torrente Avisio trasportarono nella valle del Rio Regnana (presso Segonzano) enormi depositi morenici costituiti da sabbia, ciottoli e grandi massi. L’azione erosiva dell’acqua modellò nei millenni questi depositi, formando le piramidi così come le conosciamo oggi.
Un ambiente delicato ed estremamente vulnerabile
L’acqua ha plasmato le piramidi e l’acqua sta conducendo anche alla loro lenta e progressiva usura. Osservando alcuni documenti fotografici della fine del XX secolo, si può notare come alcune piramidi oggi non esistano più. In particolare sono le strutture prive del masso sommitale a essere maggiormente vulnerabili; il masso, infatti, funge da “ombrello”, proteggendo la piramide sottostante dall’erosione provocata dalla pioggia.
Ma non è solo l’acqua a rappresentare una minaccia per le piramidi. Il violento terremoto che il 6 maggio 1976 sconvolse il Friuli fu avvertito distintamente anche in Valle di Cembra: molte piramidi persero il masso di protezione; altre, più alte e snelle, vacillarono ma resistettero senza crollare. E quando non è la natura a provocare danni, ci pensa purtroppo la mano dell’uomo. Durante la Grande Guerra una batteria di cannoni si esercitò al tiro a segno mirando ai massi delle piramidi. Alcuni furono distrutti, segnando il destino delle piramidi sottostanti.
Fortunatamente ci sono anche fattori che contribuiscono a preservare questo importante sito. Su tutti, la vegetazione. Le radici dei cespugli che crescono sulle piramidi e quelle degli alberi nei canaloni “trattengono” il terreno, contrastando l’azione dell’erosione.
Visita delle piramidi
Le piramidi di Segonzano sono visitabili tutto l’anno (ghiaccio e neve permettendo) attraverso un facile sentiero tematico che parte dal parcheggio nei pressi del ponte sul Rio Regnana. Il sentiero si snoda attraverso un bel bosco di conifere e latifoglie; ha un dislivello complessivo di 271 metri e un tempo di percorrenza di circa 2,5 ore (andata e ritorno). In alta stagione è previsto un ticket d’ingresso.
Per maggiori informazioni su orari, costi, escursioni guidate: www.visitpinecembra.it.
Foto copertina
Piramidi di Segonzano
Ph. Mirko Ropelato