In Italia esistono diverse specie di piante velenose. Una delle più velenose in assoluto (anche a livello mondiale) è diffusa sull’arco alpino: si chiama Aconito napello e i suoi effetti tossici possono nei casi più gravi condurre al coma e alla morte.
Se sei un frequentatore della montagna è possibile che tu abbia già incrociato questo fiore sul tuo cammino. Se sei curioso, continua a leggere: ti spiegherò dove vive e come riconoscere l’Aconito Napello.
Una pianta velenosa di nome e di fatto
L’Aconito napello è una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae. Il suo nome deriva dal termine greco akòniton, che significa “pianta velenosa”. Le radici attribuite al termine akòniton sono due: akòne (pietra), riferito all’habitat montano della pianta; koné (morte), riferito alla forte tossicità.
La velenosità di questa pianta era nota già nei tempi antichi: Plinio il Vecchio (23 d.C. – 79 d.C.) la cita nei suoi scritti chiamandola “arsenico vegetale”.
Aspetto
L’Aconito napello ha un’altezza che può variare dai 50 ai 150 cm.
Il fusto è eretto, verde, robusto e poco ramoso.
I fiori sono di un colore tra il viola acceso e il blu. Hanno una forma riconoscibile che ricorda quella di un elmo antico e sono disposti in grappolo terminale. La fioritura avviene tra luglio e settembre.
Habitat
Sulle nostre Alpi l’Aconito napello predilige prati, pascoli e luoghi umidi (per esempio, le sponde dei torrenti). È anche presente nei pressi di malghe e stalle, poiché ama i terreni fortemente concimati. L’altitudine varia dai 600 ai 2.600 m.
Tossicità
L’Aconito napello contiene diverse sostanze chimiche dannose per l’uomo. La principale è l’aconitina, un potente alcaloide che veniva utilizzato dalle spie durante la Seconda Guerra Mondiale per uccidersi in caso di cattura.
L’ingestione di Aconito napello può provocare una serie impressionante di disturbi: bruciore alla bocca, vomito, diarrea, senso di angoscia, perdita di sensibilità, rallentamento della respirazione, indebolimento del battito cardiaco. E ancora: formicolio al viso, ronzio nelle orecchie, disturbi alla vista, abbassamento della temperatura corporea, contrazione dei muscoli della gola.
Sono sufficienti meno di 6 mg di aconitina per causare la morte di un uomo adulto!
L’Aconito napello è velenoso anche se non ingerito. I princìpi tossici dell’aconitina possono infatti essere assorbiti dalla pelle al solo contatto provocando irritazioni cutanee locali o intossicazioni. Lo sapevano bene i Galli e i Germani che avvelenavano le punte delle lance e delle frecce prima di un combattimento.
N.B. Tutta la pianta dell’Aconito napello è velenosa, ma la parte più tossica in assoluto è la radice tuberosa.
Curiosità
Secondo uno studio del 2006 dello storico tedesco Christoph Schäfer, Cleopatra sarebbe morta a causa di un cocktail di droghe a base di aconitina e non, come i documenti romani hanno tramandato, per il morso di un aspide.
Foto copertina
Aconitum Napellus
Autore Jean-Pol GRANDMONT – Licenza CC BY-SA 3.0